In qualità di responsabile del Servizio delle Panacee, prometto di fare del mio meglio per rispondere ai disturbi descritti, prescrivendo i libri che considero più appropriati, con spirito artistico e benevolo.
Come premessa, riconosco l’insignificanza delle mie conoscenze rispetto all’ampiezza delle possibilità letterarie, uno svantaggio compensato dalla passione per la conoscenza, le forme estetiche e la loro espressione nei libri, da un’ardente curiosità e dall’entusiasmo per la divulgazione. Le mie prescrizioni saranno quindi sempre necessariamente incomplete, ma incarnate, propizie e motivate. Non cerchiamo l’esaustività, ma il dettaglio giusto, l’innesco, la rivelazione.
Non sono un medico, quindi è ovvio che un consulto con il Servizio delle Panacee non sostituisce in alcun modo un consulto medico. Questo è un punto ovvio che necessita di essere ripetuto.
Non sono un medico, sono « il responsabile del Servizio delle Panacee », un personaggio fatto di libri che suggerisce la lettura di libri, in un approccio creativo e performativo. Tuttavia, rispetto un’etica ispirata a quella del mondo medico.
Mi impegno quindi a rispettare la più stretta riservatezza. Essendo ammessa alla sfera privata delle persone, non divulgherò i segreti che mi sono stati affidati, né le informazioni relative ai disturbi in questione.
Anche sotto costrizione, non userò le mie conoscenze contro le leggi dell’umanità.
Non ingannerò nessuno.
Non mi lascerò influenzare da editori, amicizie, avidità o ricerca di gloria.
Conserverò l’indipendenza necessaria per realizzare il mio lavoro. Non intraprenderò nulla che superi le mie capacità. Le manterrò e le perfezionerò per servire la mia missione artistica e relazionale.
Studierò tutte le possibilità di trattamento dei libri, senza tenere conto delle mie preferenze personali. Posso prescrivere libri che non mi piacciono, o di autori che non mi piacciono, se è nell’interesse del lettore. Non ci sono limiti di lingua – a condizione che il lettore sia in grado di accedervi – o di genere letterario.
Se non posso promettere di risolvere il disturbo, mi impegno a lavorarci attraverso le mie prescrizioni in direzione di un’intensità vitale che favorisca un uso pieno e consapevole del tempo, ricco di scoperte e di emozioni.
Che la vita, in tutta la sua generosità, sia gentile con me se sono fedele alle mie promesse; e che una tempesta di restituzioni di libri e altre maledizioni si abbatta su di me se non le mantengo.